G a l l e r i a E d i t r i c e L a t i n a O f f i c i a l W e b S i t e
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EVENTI

 

Le opere di  Sara Cordovana, colpiscono subito, ad un primo impatto, per i colori densi e brillanti che le caratterizzano; le pennellate sapienti e fluide donano carattere e forza ai corpi, ai visi ed ai volti che vengono impressionati sul supporto che li ospita.

In questi lavori non vi è esclusivamente una ricerca puramente descrittiva dell’anatomia umana, ma anche il tentativo di trasfigurare uno stato d’animo, una percezione, un istante.

L’ evidente dicotomia tra  forma e contenuto sfuma in queste opere trasformandosi in qualcosa di più complesso che letteralmente ingloba l’osservatore in un’atmosfera di pura bellezza e di estasi dello sguardo. Sara Cordovana ricerca nei suoi lavori quel senso estetico che oggettivizza il bello non per fini puramente visivi ma per sviluppare un’armonia tra l’appagamento dello sguardo e la sensazione  che esso suscita, in una sorta di amplesso tra la prorompente tangibilità e concretezza di corpi e colori e la percezione assolutamente soggettiva ed individuale di chi osserva.

ELVO

“MEMORIA INVOLONTARIA”

Galleria Editrice Latina

 

 

Inaugurazione sabato 6 aprile ore 18.00

Orari di apertura: 9.00-13.00, 16.00-20.00 (tranne la domenica)



 

Sabato 6 aprile 2013 alle ore 18.00 si inaugurerà una personale dell’artista Elvo, dal titolo “Memoria involontaria”, presso gli spazi espositivi della Galleria Editrice Latina in Roma.

L’artista presenta una serie di venti opere, riferite all’ultimo periodo del suo lungo percorso artistico.

Attivo artisticamente a Roma dagli anni ’70, Elvo partecipa a centinaia di esposizioni, personali e collettive, nazionali e internazionali, vincendo innumerevoli premi e riconoscimenti. Si impegna in tematiche sociali e fonda un movimento artistico “Spazio alternativo” con il quale interviene a importanti mostre nel territorio nazionale. Più volte “incrocia” il suo percorso artistico con nomi come Attardi, Guttuso, Cagli, Vedova, De Chirico e molti altri ancora.

Dal testo critico di presentazione di mostra della Critica d’Arte Fabrizia Ranelletti:

“Bandita la superficialità, ogni opera di Elvo, scandaglia fondi, solca strati, dissotterra reliquie. Le reliquie sono quelle testimonianze imprescindibili dei grandi Maestri dell’arte figurativa, dall’antico al contemporaneo. Nello scavare segna e intreccia i piani sondati, dando ancora una possibilità di esistenza laddove la memoria torna, tessendo una rete dinamica dal respiro ampio, talvolta affannoso.

Momenti di pausa e vuoti incedono nelle partiture cromatiche, ritmando composizioni ora liriche, ora drammatiche.

Il moto è centrifugo, le linee vive fuggono oltre la limitatissima superficie pittorica, trascinandosi l’eco della loro musicalità.

La riflessione artistica di Elvo è uno campo aperto dove barlumi di “non finito michelangiolesco” cercano il loro divenire, senza concluderlo, assaporando sospensioni dalle infinite ulteriori possibilità di conclusione.

Il tumulto di segni, figurazioni e fasci di cromia e luce, generato da un’esplosione creativa, trova una nuova aggregazione, al punto tale che il tutto potrebbe essere un nuovo inizio d’opera per crearne un’altra, un’altra e un’altra ancora.

Ovunque le energie interiori si palesano, negli oggetti, nella natura, nelle figure e nei codici umani, con numerosi tentativi di razionalizzazione, in fondo il raziocinio è inderogabile e la sua presenza è la non negazione a tutti i costi di molta arte contemporanea; d’altronde la scelta stessa di non razionalizzare è una razionalizzazione.

L’urgenza narrativa si “spegne” cozzando con una meditazione/ sospensione/razionalizzazione, porgendo il fianco alla migliore armatura storico-artistica.

Elvo sente il bisogno di dividere gli spazi come il Medioevo faceva attraverso trittici o polittici con la loro predella sottostante. Queste appendici hanno il senso di rafforzare il messaggio artistico dell’opera, sintetizzando il contenuto con una maggiore fluidità narrativa.

Ma lo spazio è soltanto un supporto per la razionalizzazione, è troppo ridotto, insufficiente e finito.

Lo spazio, per Elvo, deve essere “non concluso”.

 

                                        

                                                                  a cura di Fabrizia Ranelletti

 

 

 

 

 

 

 

Per informazioni

Galleria Editrice Latina

Tel. 06 7045 2846 – Fax 06 70452846

(lun-sab: 09.00-13.00, 16.00-20.00)

www.gallerilatina.itinfo@gallerialatina.it

 





EVENTI PASSATI

Marzo 2013 Maurizio Falcocchio

La produzione artistica di Maurizio Falcocchio, approda negli ultimi anni ad uno stile che viene definito dall’artista stesso come “Surreale minimalista” dove l’artista cancella la figura, o meglio, la riduce a pura geometria, in un processo di riduzione dell’espressione estetica a pura essenza. Questa sorta di percorso di sopraelevazione si traduce nello stile di Falcocchio in una riduzione, per l’appunto “minimalista”, delle forme a livello sia compositivo sia cromatico, attraverso la quale l’artista riesce a portare avanti un’indagine mai superficiale sulle stratificazioni dell’animo umano.

La sfera rossa, fulcro delle Opere dell’artista, porta l’osservatore a riflettere sull’unicità della razza umana, con i sui desideri , le sue speranze, i suoi stati d’animo e le sue paure. Cosi ad esempio troviamo la rappresentazione di metropoli dove le sfere invadendo le strade riportano l’osservatore alla caotica vita quotidiana, come nell’Opera “Frenesia metropolitana” o ad un rimando storico con la rivisitazione della famosa foto riportata come copertina dell’Album dei Beatles “Abbey Road” o ad una romantica passeggiata in uno scorcio dell’antica Roma in “Vacanze Romane”.

In fin dei conti Falcocchio dimostra di concepire l’arte come un mezzo privilegiato per indagare la vera natura delle cose, per andare al di là delle apparenze e scoprire senza remore né pregiudizi cosa si nasconde dietro il visibile. Un simile atteggiamento spiega il forte legame con la poetica simbolista di fine Ottocento e, ancor più, con i maestri surrealisti e con Giorgio De Chirico.



Febbraio 2013 Ottorino Stefanini

Ottorino Stefanini nasce a Roma l’8 settembre del 1954. Conseguito il Diploma presso il Liceo Artistico di via Ripetta, inizia a collaborare con alcuni laboratori fotografici della capitale sia in ambito cinematografico che pubblicitario.

La sua passione per la pittura, lo porta nel 1979 a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Viterbo dove, nello stesso anno, espone per la prima volta le sue opere nella Ex Sala Anselmi riscuotendo un discreto successo. 

La produzione pittorica di Stefanini è ininterrotta fino alla prima metà degli anni '80 quando, senza mai abbandonare del tutto la tela e i pennelli, intraprende un lungo periodo di sperimentazioni artistiche caratterizzato dalla produzione di murales e fotografie digitali avvicinandosi quindi con curiosità allo studio delle nuove tecnologie. Proprio in ambito informatico, pubblica infatti più di trenta opere per alcune tra le più importanti case editrici del settore come Buffetti, Maggioli.

Dagli anni ’90 fino al 2000 non perde mai di vista la pittura, pur essendo anni di numerosi impegni e di lavoro. Continua infatti a seguire con interesse le nuove tendenze, partecipa a manifestazioni locali sia di arti figurative che di teatro e si cimenta nella lavorazione del legno e della creta.

Nell’ultimo decennio, finalmente, ritorna con nuovo impegno alla tela per sviluppare ed esprimere le diverse esperienze acquisite nel suo percorso artistico. Il 2005 è l’anno che segna, in modo definitivo, la maturità della sua produzione pittorica. La critica e l’interesse del pubblico che continua a riscuotere nelle manifestazione cui partecipa, danno ragione alle nuove espressioni artistiche che stanno maturando nelle sue opere. L’artista vive e lavora a Roma.



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